Nel corso dei secoli, milioni e milioni di persone si sono affidate (almeno una volta nella vita) alle religioni (per credo o tradizione).
Queste, all’interno della nostra società, sono molteplici e tutte di grande rilievo. Esistono, di fatto, credi monoteisti o politeisti, tribali o arcaici, che uniscono e danno senso all’esistenza di una moltitudine di soggetti, in difficoltà o meno.
La religione più diffusa, all’interno del nostro continente, è sicuramente quella cristiano-cattolica, che trova nella sua figura simbolo (il Papa vescovo di Roma) la propria bussola. Una bussola che è vista da molti come una solida ancora di salvezza, specialmente nei momenti di serio “stordimento” personale.
Nel mondo in cui viviamo, però, sempre più spesso si manifestano ostilità fra gruppi religiosi, figlie di vecchie rivalità e asti mai oltrepassati del tutto.
Ma perché, ancora oggi, guerre, conflitti e distruzioni hanno per oggetto i credi individuali o collettivi?
L’aspetto più preoccupante, di tutto ciò, è però rappresentato dalla continuità di questi fenomeni, che non sono mai diminuiti o cessati del tutto. La discriminazione religiosa, purtroppo, è un evento ancora diffuso e spesso incontrollabile.
Ma perché tutt’oggi accade questo?
Non è presente una vera e propria spiegazione, senonché è costante una certezza: l’insensatezza.
Ogni essere umano, dal momento in cui nasce, ha diritto di poter professare o meno un credo personale, senza che nessun altro possa intralciarlo. E’ un aspetto Fondamentale, facente parte dei diritti inviolabili dell’uomo. Un esercizio proprio dell’animo umano che merita rispetto e considerazione.
Un fatto reale che non è così scontato come sembra.
Sono state uccise milioni di persone, nel corso dei secoli, per una malata voglia di supremazia, che non ha mai avuto ragione di esistere. Pensiamo ad esempio alle crociate nel medioevo, o ai recenti eventi di cronaca.
E’ l’ora di dire basta, una volta per tutte.
In un secolo dove la libertà e il lume della regione sono i protagonisti, non possiamo continuare a credere che tutto ciò sia normale.
La convivenza pacifica fra realtà diverse, non dev’essere un’utopia ma deve dimostrarsi un realtà, possibile e raggiungibile. Credere in un futuro migliore è un dovere morale personale, proprio di ogni essere vivente.
Arrendersi alle guerre e alla distruzione, è un oltraggio alla dignità umana, che ogni giorno (per vari motivi) è sempre più a rischio. Cambiare ciò che ci circonda è possibile, e non è poi così difficile come sembra.